“IL CANTO DEL MARE” DI DOREEN CUNNINGHAM

UN MAGICO VIAGGIO SULLA SCIA DELLE BALENE

CRISTINA MARRA 29/04/2024
LETTO E RECENSITO
Reggio Calabria. il canto delle baleneE’ un libro di formazione alla vita, un memoir, un taccuino di viaggio, un racconto sul rapporto forte e intenso con le balene che la scrittrice Doreen Cunningham ha sin da bambina,

“Il canto del mare” edito da Einaudi e tradotto da Duccio Sacchi è innanzitutto la storia di una madre. Doreen intraprende lo stesso tragitto delle balene,  un viaggio di più di quindicimila chilometri dall’oceano Artico ai luoghi del parto nelle lagune costiere del Messico, “per poi migrare nuovamente a nord con i cuccioli appena nati”. Per l’autrice, nata in Galles, il viaggio inizia già nella sua mente, dopo la gravidanza e le difficoltà economiche conseguenti alla fine del rapporto col compagno. La maternità come un colpo di coda improvviso le cambia la vita e da giornalista affermata a Londra, Doreen, in breve tempo si ritrova a vivere in un ostello per madri single.

Dove trovare la forza di andare avanti? A chi rivolgersi? Le balene le vengono in soccorso, “creature uniche, straordinarie, sentinelle del mare, ingegneri dell’ecosistema, araldi del cambiamento climatico” diventano un esempio da seguire, un modello di resilienza da imitare.  Il libro è la condivisione della gioia che l’autrice ha provato nel diventare madre ma anche dei dolori che ha incontrato e che si intersecano con i drammi del Pianeta, con i cambiamenti climatici e i conseguenti disastri.  Doreen, come una mamma balena, diventa leader della propria vita e  protegge il figlio Max.

Una fuga nell’Artico insieme a Max che diventa ritorno a casa e consapevolezza di un senso si appartenenza che non ha confini. Le pagine alternano ricordi, esperienze, paure e emozioni. Nei luoghi dell’Artico l’autrice ripercorre anche i momenti vissuti anni prima in una comunità di indigeni Inupiaq, la scoperta dell’amore e dei legami indissolubili.


“Il canto del mare” è un ricostruire una vita a due, riannodare i fili di sentimenti e dolori, ripartire dopo un disagio e scoprire che una madre umana e un figlio di due anni hanno tanto in comune con una balena e il suo piccolo. L’autrice non si perde in descrizioni inutili o eccessive ma rende partecipe il lettore delle sue esperienze e della situazione d’emergenza in cui versa la Terra ”le balene mantengono l’oceano in vita, favoriscono il ciclo dei nutrienti, stimolano con le loro feci la crescita dl fitoplancton, che oltre a produrre ossigeno fissa ulteriori quantità di carbonio. Anche gli economisti hanno detto la loro, sostenendo che la protezione delle balene contribuisce a contrastare gli effetti antropogenici, ci aiuterebbe cioè a proteggerci da noi stessi” .
 
Per cosa in particolare sei grata alle balene?

Gli sono grata per il fatto di esserci. Tutto quello che dobbiamo fare è ricordare che condividiamo questo pianeta con esseri giganti e intelligenti che comunicano cantando tra loro attraverso i bacini oceanici. Questo è tutto ciò di cui ho bisogno per dare un senso alla vita. La nostra Terra è incredibile e ogni secondo che trascorriamo su di essa è un privilegio.

Dopo il viaggio, come è cambiato il rapporto con tuo figlio?

Il viaggio ci ha dato la possibilità di stare insieme e ignorare il resto del mondo. Max ha sperimentato una mamma felice, non una mamma esausta, senza sostegno e sempre preoccupata per i soldi. Questo è stato molto importante per il nostro legame e ha dato un nuovo inizio molto forte al nostro rapporto. Alle balene non importava che non avessi una casa, un lavoro o un partner. La madre e il cucciolo di balena grigia stavano facendo tutto da soli, e anche noi! Mi hanno insegnato che il mio lavoro più importante era semplicemente amare mio figlio.

Raccontami il momento più emozionante.

Non posso dirtelo perché rovinerebbe il finale del libro! Ma ce ne sono così tanti! Un momento accaduto all’inizio è stato quando eravamo nelle lagune di parto in Baja California. Mio figlio ha cantato e un cucciolo di balena si è avvicinato alla barca e ha alzato la testa. Max è riuscito ad accarezzarlo. La guida disse che mio figlio stava diventando un “whale-caller”, cioè con la capacità di chiamare le balene.

Questo ha un doppio significato per me, perché molti anni prima ero sul ghiaccio marino nell’Artico e, mentre stavo cantando, arrivarono le balene e anche allora mi chiamarono “whale caller”. Ora io non lo so se è vero, ma per me è sufficiente che il nostro canto abbia oltrepassato la barriera delle specie, che le balene ci abbiano ascoltato e che quel canto le abbia avvicinate. 
Cristina Marra

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