IN RICORDO DI NICO ORENGO, NELL’OTTANTESIMO DALLA SUA NASCITA

RESPONSABILE DELL’ALLEGATO TUTTOLIBRI DEL QUOTIDIANO LA STAMPA, FU UN ATTIVO DIVULGATORE CULTURALE OLTRE CHE UN RAFFINATO SCRITTORE E POETA

STEFANO PIGNATARO 14/05/2024
NON DIMENTICARE
NICO ORENGOTorino. Ottant’anni di cui esattamente cinquanta fa, con la pubblicazione de “Motivi per canzoni popolari,” per Farigliano, Nicola Milano, 1964) furono dedicati alla Letteratura.

Orengo, scomparso a Torino nel 2009, fu inserito di diritto nella Storia Europea della Letteratura italiana diretta dal Prof. Alberto Asor Rosa (con la collaborazione di Lucinda Spera e Monica Cristina Storini) pubblicata da Le Monnier Scuola. Asor Rosa, in questa opera monumentale, oltre ad una precisa analisi scientifica ed accademica delle opere di ottocento anni di storia letteraria, si prefiggeva di “far emergere il tessuto di relazioni e di renderle evidente”, un progetto in cui “il dare e l’avere talvolta si sono contrapposti secondo equilibri e squilibri mutevoli”.

Orengo, secondo il critico letterario scomparso da poco, spingeva la sua tecnica narrativa con squisita eleganza, memoria letteraria e memoria familiare si fondevano e si intrecciavano in maniera magistrale. Asor Rosa, in questa critica, si rivolgeva in ultima analisi al penultimo libro pubblicato, Hotel Angleterre (Einaudi, 2007), in cui lo scrittore compiva un reportage dalla Russia arrivando a congiungere i due poli come San Pietroburgo e Sanremo in un filo di racconti e ricordi familiari (il tema della memoria) che unisce l’amore di Pushkin e Natalja con i ricordi di sua nonna che formava il futuro scrittore con le  fiabe che avevano come oggetto le  stravaganze della zarina e della sua corte sul lungomare.

Orengo era tutto questo: era memoria, era cultura, era attenzione al mondo della scrittura ed alle novità editoriali (per vent’anni fu Responsabile dell’inserto “Tuttolibri” de “La Stampa”, era lo scrittore attento a quella freschezza della Letteratura dell’infanzia; “A-ulì-Ulè”, quel libricino che nel’72 ebbe un notevole successo con le storie di Crapa Pelata e Tonio Romito associate a geniali ed orecchiali filastrocche che strizzavano l’occhio al nonsense ed al limerik.

In Orengo, il giornalismo andava di pari passo con la Letteratura come molti scrittori della sua generazione, una generazione che non aveva conosciuto la guerra personalmente e che fanno dello “scrivere bene” il tratto distintivo del loro stile.  Lo scrittore colto immette anche nei suoi “quadri di vita” (riprendendo una descrizione del prof. Asor Rosa). Scrittori come Claudio Magris, Vincenzo Cerami, Antonio Tabucchi, Daniele Del Giudice, che in una narrativa libera ed inventiva cercavano la loro opera.NICO ORENGO

Per Orengo, torinese ma ligure di origine, la sua Liguria era un topos letterario; sovente i suoi romanzi sono ambientati nella amata riviera di Ponente, La curva del latte e La guerra del basilico sono tra questi o  o nella  Langhe (Di viole e liquirizia). Uno scrittore anche politico e sociale; Ne “Gli spiccioli di Montale” affrontò il tema della speculazione edilizia rea di aver rovinato quelle zone, quella stessa speculazione che recentemente e’ tornata alle cronache dopo la scoperta di un inedito dello stesso poeta genovese ad opera della  professoressa Ida Duretto, docente di Letteratura italiana all’Università di Kyoto ed ex alunna della Scuola Normale Superiore di Pisa, che, nell’archivio del Centro Manoscritti (Università di Pavia) ha rinvenuto una poesia scritta dal poeta  nel 1975 – in cui il poeta futuro Premio Nobel si scaglia contro l’Hotel Fuenti, primo “ecomostro d’Italia”.

Il giornalismo di Nico Orengo era come la sua scrittura, elegante ed a tratti anche sfuggente.

Memorabile rimane la sua intervista ad un altro scrittore perennemente legato alla Liguria (e, forse non sarà un caso, anche autore di un volume dedicato alla speculazione edilizia) quale Italo Calvino. In questa intervista televisiva risalente al 1979, la conversazione portata avanti da Orengo verso l’autore della trilogia “dei Nostri antenati” nell’anno della pubblicazione de “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, è costituita da domande semplici, forse anche banali all’occhio di uno spettatore disattento e superficiale;

“Che mestiere fai? “Come ti chiami” “Dove sei nato”? “Da bambino con che cosa e con chi giocavi?”, domande, al contrario, sagaci, profonde che costituirono terreno fertile per lo scrittore, come da suo stile che Orengo conosceva bene, per addentrarsi in percorsi di stile e di vita a lui tanto cari. Osservatore e defilato,

Orengo era forse un insieme di tutti i suoi personaggi. Enigmatico ed a tratti imperscrutabile come la signora Waal, protagonista del suo libro pubblicato sempre per Einaudi in cui questa anziana olandese, vedova, racconta alle signore del Paese la sua vita che quasi si trascina mentre nel suo giardino si affollano storie su storie che non hanno bisogno, forse, di essere identificate.

Recentemente, chiunque avesse desiderio di acculturarsi sull’opera di Nico Orengo può fare capo all’Università di Torino a Famiglia Orengo ha donato all’Università di Torino  dove tutto il patrimonio librario (quasi 7.000 volumi tra manoscritti, documenti, acquerelli e scritti artistici e per l’infanzia) ha costituito l’omonimo fondo del Centro studi “Guido Gozzano – Cesare Pavese ” a disposizione di studiosi ed appassionati.

“Si tratta di un archivio molto vasto – ha spiegato la Prof.ssa Mariarosa Masoero, del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino – considerata anche tutta la produzione dello scrittore: 20 romanzi, decine di raccolte di poesie, traduzioni, prefazioni, curatele e libri per l’infanzia. È un archivio molto composito che andrà tutto riordinato, condizionato in faldoni appositi, catalogato e messo infine a disposizione di studiosi e studenti, si pensa già da subito di portare avanti delle tesi di laurea magistrale e di dottorato”.

STEFANO PIGNATARO

Il Direttore di Globalpress ringrazia la redazione della rivista letteraria IL RANDAGIO (ilrandagiorivista.com) per la gentile concessione dell’articolo del prof. Pignataro.

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